di Giuseppe Marzo e Elena Scarpino
pubblicato in Manager e imprese di fronte al cambiamento. Strategie e strumenti, Fondazione IDI, 2013, pp. 9-16
La riduzione dei costi ha acquisito nel corso degli ultimi anni un’importanza sempre maggiore. “Cost reduction” è il mantra recitato da molte imprese come la possibile soluzione alla riduzione di fatturato e margini che stanno sperimentando.
C’è da dire che ridurre i costi è di per sé molto semplice. Molti costi derivano infatti da decisioni discrezionali e possono perciò essere evitati con estrema facilità. È, ad esempio, il caso dei costi per la formazione del personale e per la pubblicità. In altri casi i costi possono comprimersi con interventi la cui urgenza è giustificata dalla crisi in corso ed è perciò supportata dai vari istituti messi a disposizione delle imprese, come ad esempio la Cassa Integrazione, di natura ordinaria o straordinaria.
A fronte dei casi appena evidenziati, allora, risulta evidente che ridurre i costi sia di per sé un compito molto semplice. Tuttavia, gli esempi presentati sono stati scelti proprio per evidenziare che nella realtà i processi di riduzione dei costi si svolgano con implicazioni ulteriori rispetto alla semplice riduzione dei costi. Infatti il problema non è tanto ridurre i costi, ma evitare che la riduzione dei costi porti con sé una riduzione del fatturato e dei margini che potrebbe poi essere difficilmente recuperabile.
Il problema dell’impresa è perciò non come ridurre i costi, ma come farlo senza distruggere valore, senza cioè che alla riduzione dei costi si accompagni anche una riduzione del fatturato e dei margini.
Questo lavoro presenta un approccio alla riduzione dei costi basato su cinque principi:
I cinque principi sono collegati all’analisi dei modelli di consumo delle risorse aziendali (Activity-Based Costing & Management), le politiche di acquisto, il Total Cost of Ownership e il Target Costing.
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