di Elena Scarpino
"Oh, nonna, che orecchie grandi!" disse Cappuccetto Rosso. "Per sentirti meglio." Rispose la nonna.
"Oh, nonna, che occhi grossi!" continuò la bambina.
"Per vederti meglio." Si sentì rispondere.
"Oh, nonna, che orecchie grandi!" disse Cappuccetto Rosso.
"Per sentirti meglio." Rispose la nonna.
"Oh, nonna, che occhi grossi!" continuò la bambina.
"Per vederti meglio." Si sentì rispondere.
"Oh, nonna, che mani grandi!" disse ancora Cappuccetto Rosso.
"Per afferrarti meglio." Disse allora la nonna.
"Ma, nonna, che bocca spaventosa!" esclamò la bimba.
"Per divorarti meglio!".
E come ebbe detto queste parole, il lupo balzò dal letto e ingoiò la povera Cappuccetto Rosso. Quanti di noi hanno sentito la favola di Cappuccetto Rosso raccontata quando erano piccoli avranno forse fatto il tifo per la bambina sperando, in cuor loro, che mai si sarebbe ulteriormente soffermata sulle strane fattezze anatomiche che la nonna sembrava avere.
"Ma come Cappuccetto, hai vissuto con la tua nonna per tanti anni e non ti rendi conto che non è lei quella che sta sotto le coperte? E poi la mamma ti aveva detto che un lupo cattivo era in giro e non ti sfiora neanche l'idea che possa essere lui?" In fondo, siamo onesti: le orecchie grandi non sono tipicamente da nonna; e neanche gli occhi grossi lo sono. Specie poi se le une e gli altri erano come quelli disegnati sul libro delle favole dei fratelli Grimm che i nostri genitori o i nonni (ma erano proprio i nonni?) ci leggevano.
La povera Cappuccetto Rosso è stata vittima di un errore cognitivo. Pensava che sotto le coperte ci fosse la nonna. Ne era sicura. Per esperienza aveva sempre visto la nonna in quel letto. E quando immaginava la nonna probabilmente la immaginava in quel letto. D'altra parte, anche la mamma l'aveva avvertita che la nonna era debole e malata. E ciò aveva ulteriormente rafforzato la convinzione della bambina che la vecchia stesse riposando nel suo letto.
Il fatto è che tutti noi, come Cappuccetto Rosso, siamo portati a vedere le cose in cui crediamo. Se pensiamo, come Cappuccetto Rosso, che sotto le coperte ci sia la nonna... beh! allora dovremo essere mangiati prima di cambiare idea!
Per quanto ci sforziamo di prendere decisioni meditate, ben ponderate, analizzate a fondo, attentamente calcolate, stimate, soppesate, vagliate e non avventate... per quanto ci sforziamo a fare tutto ciò saremo sempre vittime di qualche errore cognitivo e procederemo fieri della nostra scelta che in realtà si basa su distorsioni di giudizio, di valutazione, di calcolo, di informazione.
E paradossalmente, quanto più ci riteniamo esperti in un certo ambito, tanto più avremo la probabilità di cadere nelle trappole dell'esperienza e dell'analogia, ovvero la tendenza a leggere il nuovo mediante ciò che conosciamo, perdendo perciò di vista ciò che è diverso. Che poi è ciò che veramente conta.
La ricerca nell'ambito della psicologia e dell'economia ha evidenziato la presenza di errori cognitivi sistematici che gli individui e i gruppi commettono quando devono prendere una decisione. Per quanto la nostra mente sia abile e per quanto il nostro cervello sia capace di eseguire calcoli e connettere fenomeni noi prendiamo decisioni basate su errori. E anzi proprio l'abilità della nostra mente di creare relazioni tra oggetti e fenomeni è responsabile di alcuni di questi errori. La nostra mente è uno strumento che ricerca percorsi coerenti e per far questo è capace di trovare relazioni anche quando non ve ne sono. Quanti di noi scelgono il biglietto della lotteria o del gratta e vinci perché pensano che sceglierlo aumenti le probabilità di prendere quello vincente? Razionalmente sappiamo che non è così. Ma per quanto ne siamo consapevoli cadiamo sovente nella trappola della illusione del controllo.
E se il nostro Cappuccetto Rosso pensasse di poter scappare credendo di essere più veloce del lupo, allora, prima ancora che del lupo cattivo, sarebbe vittima dell’overconfidence, ovvero dell’eccessivo senso di fiducia nelle proprie capacità. In questo caso, però, non sarebbe sola. Infatti, molti studi hanno dimostrato che gli imprenditori, più dei manager, sono vittime inconsapevoli dell’overconfidence, ovvero dell'eccessiva fiducia che si pone nelle proprie capacità. Se da un lato questa maggior fiducia stimola gli imprenditori ad agire anche in contesti di incertezza e complessità e consente loro di essere più convincenti nei rapporti con altri stakeholder, dall’altro può indurli ad assumersi inconsapevolmente dei rischi capaci di riflettersi negativamente sulle loro aziende.
Fortunatamente per Cappuccetto Rosso, il cacciatore riuscirà a salvarla dopo che il lupo l’avrà mangiata. Ma attenzione, cara Cappuccetto Rosso, a non pensare che finirà sempre bene. Anche l’eccessivo ottimismo può infatti condurre a decisioni e azioni azzardate e particolarmente rischiose. E ciò vale anche in azienda. Infatti l’eccesso di ottimismo genera previsioni di profitti sistematicamente errate verso l'alto, con la conseguenza che di accettare progetti non così remunerativi. Oppure, l’eccessivo ottimismo può condurre a sottovalutare il sorgere o gli effetti di situazioni rischiose.
E non è finita qua. Altri errori (o bias, come vengono definiti) cognitivi e scorciatoie decisionali (le cosiddette euristiche) influiscono sul modo con cui prendiamo decisioni, nella vita provata o professionale. Si tratta di errori che non sono eliminabili completamente, poiché essi sono parte integrante del modo di pensare e agire delle persone. Conoscerli non ci libererà per sempre dall'errore, ma almeno ci metterà nelle condizioni migliori per evitarne il più possibile prima di ... "venir mangiati".
Kahnemann D., Tversky A. Slovic P., Judgment under Uncertainty. Heuristics and Biases, Cambridge University Press, 1982Kahnemann D., Gilovich T. e Griffin D., Heuristics and Biases: The Psychology of Intuitive Judgement, Cambridge University Press, 2002Kahnemann D., Pensieri lenti e veloci, Milano: Mondadori, 2012