di Giuseppe Marzo e Elena Scarpino
pubblicato su Amministrazione & Finanza n. 7, 2020, pp. 64-70
Ci sono tre temi collegati alla gestione della crisi: il primo riguarda la prevenzione della crisi e l’approntamento di sistemi che possano condurre l’impresa al successo e garantirne la continuità.
Il secondo è legato alla rilevazione dei segnali deboli, in grado di avvertire momenti di tensione economica, per consentire un intervento immediato e prima che la crisi, della quale si è intravista solo una probabilità, si concretizzi.
Infine, il terzo tema comprende le attività con cui la crisi viene gestita una volta che è sorta.
Il nuovo Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (CCI) si è di fatto interessato a questi tre temi.
Infatti, la modifica dell’art. 2086 c.c., con l’introduzione del concetto di “assetto organizzativo, amministrativo e contabile adeguato alla natura e alle dimensioni dell’impresa, anche in funzione della rilevazione tempestiva della crisi dell’impresa e della perdita della continuità aziendale”, è prevalentemente volta alla costruzione di sistemi e attività indirizzate a prevenire la crisi; l’introduzione dei sistemi di allerta è invece coerente con lo svolgimento della seconda fase, di costruzione di sistemi di monitoraggio che possano cogliere l’insorgere di momenti di tensione e difficoltà prima che si trasformino in una crisi conclamata; infine gli istituti per la gestione della crisi si riferiscono chiaramente al terzo tema.
Il fatto che il nuovo CCI abbia una portata così ampia ha stimolato il fiorire di riflessioni, seminari, tavole rotonde, libri e articoli che hanno commentato, criticato ed evidenziato le rilevanti novità introdotte, talvolta, però, perdendo di vista, in quei commenti, la prospettiva aziendale.
In alcuni casi, infatti, quest’ultima è appassita di fronte all’analisi del sistema delle responsabilità introdotte dal Codice (chi è responsabile se i sistemi non sono adeguati?), tutta orientata alla ricerca dei casi di colpa più o meno grave e dolo, e alla conseguente prospettazione di schemi di comportamento e di assoluzione preventiva.
In altri casi, invece, la prospettiva aziendale è stata (troppo) facilmente liquidata proponendo, come soluzione adatta alla realizzazione degli “adeguati assetti”, strumenti legati al budgeting, alla contabilità dei costi, alla programmazione finanziaria, per citare i più discussi, nella propagandata convinzione che basti fissare degli obiettivi e svolgere un budget con un foglio di calcolo per scongiurare l’insorgere della crisi. Il che avrà certamente generato stati di frustrazione gravi in tutti coloro che hanno assistito al fallimento della loro impresa per non aver fatto così poco per evitarlo!
Inoltre, il concetto di “adeguato” è stato generalmente collegato solo alla dimensione dell’impresa. Imprese piccole richiedono perciò strumenti semplici o, peggio, semplificati; imprese più grandi, invece, richiedono strumenti più sofisticati, e si spera non burocratizzati.
Questo articolo si concentra sulla prevenzione della crisi e si occupa di “adeguati assetti” con una prospettiva diversa da quelle appena indicate. Esso infatti parte dalla considerazione che le crisi aziendali, con poche eccezioni, rappresentano la fase finale di un percorso che trova le sue radici originarie nelle caratteristiche del management e dei sistemi gestionali delle imprese. Per questo, sistemi di prevenzione efficaci sono quelli che partono proprio dall’analisi di questi aspetti.
Dopo aver svolto una riflessione sulla crisi come fase di un percorso e sul ruolo che hanno le caratteristiche del management, il lavoro si concentra sull’analisi dell’assunzione di rischio da parte del management aziendale, esplorando come una parte dei rischi che un’impresa assume in modo inconsapevole siano condizionati dall’eccessivo ottimismo e dall’eccessiva fiducia che il management pone nelle competenze proprie e dell’impresa.
Il lavoro si conclude con la presentazione di alcune attività svolte durante un intervento di consulenza presso una PMI, volte alla realizzazione di sistemi per il supporto della continuità aziendale che sono stati progettati in funzione del grado di ottimismo e di fiducia del top management aziendale.
Qui sotto potete trovare il file pdf con l'articolo completo.