di Giuseppe Marzo e Elena Scarpino
pubblicato in Filo Diretto Dirigenti, settembre 2016, pp. 22-23
L’importanza della finanza nella gestione dell’impresa è nota. Nella PMI, però, alla finanza è spesso riservato un ruolo residuale. La rilevate presenza di imprese famigliari in tale segmento dimensionale (il 90% delle imprese con un numero di addetti tra 20 e 499 è di tipo famigliare) e la modesta presenza di manager esterni (a questi fa ricorso meno dell’1% delle PMI) limitano la ricerca di competenze finanziarie a quelle disponibili nella famiglia o al più ricorrendo a consulenti esterni, ma senza un approccio capace di coinvolgere appieno tutta l’azienda. Si consideri poi che molte delle decisioni tipiche dell’impresa famigliare (ad esempio la scelta se distribuire dividendi ai soci o reinvestirli in azienda, o la scelta delle fonti di finanziamento) vengono prese con scarsa attenzione alle conseguenze finanziarie che determinano. E ci si può ritrovare con passivi sbilanciati sul debito e sul breve termine, che sono poco coerenti con attese di sviluppo e consolidamento aziendale.
Sulla base di queste riflessioni, questo articolo si sviluppa con l’intento di collegare il tema dell’equilibrio finanziario ad ambiti che riguardano l’intera attività aziendale.
L'articolo propone una schema di analisi articolato su tre pilastri centrali:
e l'applicazione ad alcuni casi reali.
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