di Giuseppe Marzo e Elena Scarpino
inserto di Amministrazione & Finanza, n. 8-9, 2022
Nella nostra esperienza, di consulenti e formatori, riscontriamo una modesta sensibilità verso il rendiconto finanziario e i flussi di cassa. Molte PMI con cui abbiamo avuto il piacere di lavorare o di intervistare per varie ricerche focalizzano l’attenzione sul Conto Economico e sono poco avvezze a comprendere gli effetti finanziari delle proprie scelte.
In un recente incontro di formazione, abbiamo chiesto a circa 50 tra imprenditori e manager di PMI di indicare, nell’ordine, il valore dei ricavi di vendita, degli utili netti e dei flussi di cassa che le loro imprese avevano conseguito nel periodo precedente. Abbiamo detto loro che nel caso in cui non ricordassero con precisione il valore di uno dei tre elementi, potevano indicare il valore minimo e massimo all’interno del quale ritenevano che quel valore cadesse. Solo il 25% dei presenti ha indicato un intervallo con riferimento al valore del flusso di cassa prodotto dalla propria azienda, e questo intervallo era quasi il doppio di quello indicato, dalle stesse persone, per il valore dei ricavi di vendita e dell’utile netto. Detto in altri termini, anche chi è interessato al flusso di cassa, ne ha un’idea abbastanza approssimativa.
Ricavi di vendita e utile netto, quindi, sono i puntifocali dell’interesse di molti imprenditori e manager di PMI, e il contoeconomico è il documento che guardano con maggior interesse. Il ContoEconomico, però, racconta solo una parte della storia. Ci dice quanta ricchezzastiamo generando (o distruggendo) ma non ci dice se questa corrisponde anche adisponibilità monetarie. Produrre buoni margini è il punto di partenza peravere flussi di cassa cospicui, ma la traduzione degli uni negli altri nonè automatica. Anzi, molto spesso, per aumentare i margini (tramite l’aumentodel fatturato) le imprese sono disponibili a concedere maggiori dilazioni aipropri clienti, di fatto rimandando il tempo di incasso di quei ricavi (etalvolta rendendo l’incasso anche più rischioso).
Per bilanciare questa situazione, questo articolo intende fornire spunti utili per comprendere come calcolare e analizzare i flussi di cassa prodotti dall’impresa, con particolare attenzione al flusso di cassa prodotto dal ciclo acquisti-produzione-vendite, con l’obiettivo di supportare la continuità aziendale.
L’articolo illustra come calcolare il flusso di cassa prodotto da un’impresa, soffermandosi sui metodi diretto e indiretto e propone alcuni indici basati sui flussi di cassa che si possono impiegare per confrontare la propria azienda con i concorrenti.
Inoltre, focalizza l’attenzione sul ruolo che il capitale circolante netto ha sulla generazione di flussi di cassa, e inquadra la generazione dei flussi di cassa rispetto allo stadio del ciclo di vita in cui si trova un’impresa. L’investimento che l’impresa fa nel capitale circolante non è di breve periodo, come potrebbe pensarsi a prima vista. Prendiamo il caso dei crediti commerciali. Per imprese che sono in continuità, ogni credito commerciale che scade viene rimpiazzato da uno nuovo derivante dai nuovi ricavi che l’impresa realizza. Il livello dei crediti commerciali può addirittura aumentare nel caso di impresa in crescita. Lo stesso vale per il magazzino.
Infine, l’articolo illustra, mediante l’analisi di uncaso reale, come approfondire l’analisi dei flussi di cassa evidenziando leleve gestionali che l’impresa ha manovrato e di come queste hanno impattatosulla generazione di flussi di cassa. L’analisi dello scostamento tra il datodi un periodo e quello del periodo precedente (o del budget finanziario) vienedistinto in incremento fisiologico o patologico. Ad esempio, l’aumento deicrediti connesso a nuovi ricavi è di tipo fisiologico, mentre, l’aumento deicrediti associato a ricavi stabili o in diminuzione è di tipo patologico.
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